Il 19 Settembre 1921, sono cento anni dalla morte di Augusto Sindici, poeta italiano e dialettale molto legato al nostro territorio. Sindici, discendente di una nobile famiglia ceccanese, ha scritto numerose opere in dialetto romanesco, per le quali è molto ammirato da Gabriele d’Annunzio. Comincia a pubblicare dal 1895, dopo aver partecipato ad alcune campagne militari come Ufficiale di Cavalleria. La sua opera più famosa sono le XIV leggende della campagna romana, dedicate a molte località del nostro territorio come: Pantano de l’Intossicata (a Sud di Borgo Montello, frazione di Latina); Femmina morta (tra Aprilia e Latina); Cinquescudi (al confine tra Latina e Nettuno); L’Acqua der Turco, Campo de Carne (oggi Campo di Carne, frazione del Comune di Aprilia), Cavallo Morto (vicino ad Anzio e Borriposo, oggi tra Roma e Nettuno sulla Via Cecchina).
Dice della poesia dell’amico Sindici, Gabriele d’Annunzio, che gli dedica la prefazione alla seconda edizione: “Tra un sonetto e l’altro, nella pausa, udivo la sinfonia del mare neroniano ove sembra propagarsi la malinconia possente della campagna che ti ha fatto poeta (…) mentre… per la spiaggia latina le giumente cariche di carbone in lunghe file vanno dalle carbonere di Conca agli imposti di Anzio (…) e che le beccacce si levino dinanzi ai tuoi cani e molte altre rime dinanzi ai tuoi sogni”…
Patriota, come abbiamo detto, prende parte alle Campagne del 1859, del 1866 e del 1870, in qualità di Ufficiale di Cavalleria. Si distingue per una serie di azioni patriottiche nel 1858 e nel 1870.
Il suo esordio da poeta avviene con la raccolta di sonetti in romanesco cui abbiamo appena accennato, per questo motivo viene chiamato “il poeta della Campagna romana”.
“Nel contrasto fra la vitapastorale e i tetri paesaggi pieni di memoria di fatti tragici divenuti leggendari, egli saprà infondere un tono di serenità che forma il pregio maggiore dei suoi versi”. Egli, infatti, dell’agro conosce persone, personaggi e luoghi. Sposa Francesca Stuart di vent’anni più giovane, pittrice spagnola allieva di Eduardo Dalbono e Domenico Morelli all’Accademia di Belle Arti in Napoli.
Il villino Sindici sulla costa di Anzio e Nettuno è poco distante da Villa Borghese, viene edificato nel 1879 da Francesca, la moglie spagnola di Augusto. Deriva dall’ ampliamento di un precedente villino appartenuto al medico chirurgo portodanzese Innocenzo Liuzzi, peraltro il primo, sulla splendida riviera dei Cesari, già nel 1865. In seguito passerà al Marchese Filippo Ferrajoli. Spesso ospita d’ Annunzio, che lo frequenta per la stima verso Sindici, ma anche per la notevole fama di cuoco dell’amico poeta, che ammalia il palato del Vate con le sue ricette, tanto che d’Annunzio gli lascerà scritto questi versi: “A te gloria ed onor cuoco novello / degno di un Re di Francia e di Alemagna / rampollo della stirpe di vatello / nato nella città ove se magna / tu che rendi soave il vil tortello / e fai parer sublime una lasagna”… non saranno versi indimenticabili, il Vate scherza. E pensare che al miglior poeta del Novecento e non solo, che a Nettuno scrive La figlia di Jorio nell’Agosto del 1903; rivede, corregge i versi dell’Alcione; non è dedicata neanche una via, e quella che aveva, gli è stata tolta, inspiegabilmente nel dopoguerra. Un paese che dimentica i suoi figli, seppur adottivi, figli che hanno amato il nostro territorio, mettendolo in rima, e purtroppo non ricorda neanche quei figli che hanno combattuto in quei pantani che Sindici descrive con passione, neanche una parola ufficiale, neanche una parola per lo scempio perpetrato al Campo della Memoria, il fatto più grave e squallido della storia millenaria del paese… del resto un’altra importante pagina della memoria storica locale è stata macchiata con l’aver divelto una frase di Dante nel 700° anniversario della sua morte… in ricordo dei Martiri delle Foibe. Censura che ci lascia perlomeno perplessi, visto che anche sulla stele del suggestivo e maestoso Monte Zurrone, nei pressi di Roccaraso, dai primi anni settanta il grido degli esuli istriani-fiumani-dalmati riecheggia nella valle con l’aggiunta di Italia tutta… ma, evidentemente, si possono dimenticare d’Annunzio, Sindici, gli esuli, lasciare le ossa dei morti dove or le bagna e move il vento, in nome di un buonismo in salsa bolscevica dal pessimo sapore.
Prof. Alberto Sulpizi
Presidente Comitato Nettunese Pro Gabriele d’Annunzio
Presidente Comitato Pro Centenario Convenzioni di Nettuno
Responsabile Culturale Pro loco Nettuno
Responsabile Associazione NettunoNelMondo
