SAVINO E SULPIZI PROTAGONISTI DEGLI EVENTI PER IL 76° DELLO SBARCO

Il Prof. Stefano Savino e il Prof. Alberto Sulpizi saranno tra i protagonisti degli eventi culturali promossi dal Progetto “La Guerra è qui” sul territorio di Nettuno in occasione del LXXVI anniversario dello sbarco di Nettunia.

Savino, originario di Lucca, romano d’adozione, Ufficiale medico di complemento della Marina Militare, ha prestato servizio nel prestigioso Corpo del Comsubin, Primario di Neurochirurgia presso l’Ospedale di Latina, ricercatore storico, presenterà il suo ultimo lavoro La Decima MAS a Littoria, che ripercorre le tappe dell’impiego di questa unità della RSI sul fronte di Nettunia, in difesa del settore meridionale, che la vide contrapposta al più agguerrito reparto angloamericano presente: la First Special Service Force.

Lo studio di Savino, anche attraverso l’utilizzo di documenti ed immagini inedite, da nuovo impulso agli studi sulle unità della Repubblica Sociale Italiana, gettando luce sugli ideali che ispirarono questi Italiani – giovanissimi Italiani! – e sui loro eroismi. Eroismi riconosciuti dal nemico che non esitò un istante, al momento della resa finale, a tributare a questi “giovani leoni” l’onore delle armi.

Sulpizi, noto storico del territorio di Nettuno, che con i suoi straordinari lavori ha fatto riscoprire ai nettunesi l’amore per la propria città, sarà invece presente alla conferenza sui crimini dei “liberatori” con un proprio intervento dall’eloquente titolo “Glorie” partigiane: il caso Abruzzese, dove ripercorrerà la vicenda del ritrovamento eccezionale di un documento del CLN che accusa il partigiano nettunese di un duplice omicidio di innocenti, tra cui una donna collaboratrice della Resistenza (vicenda già anticipata dalle colonne di “Controcorrente”, di cui alleghiamo copia). Una storia sconosciuta che, per puro caso, è stata scoperta. Sono in corso nuove ricerche per approfondire il drammatico fatto di sangue, anche per comprenderne bene il quadro, ma l’omertà e la cancellazione della memoria, anche nei luoghi dove avvenne, sembra essere stata radicale. Si attendono, quindi, nuovi sviluppi che potranno far luce su quanto effettivamente avvenuto e se questo duplice omicidio non sia stato l’unico perpetrato dai partigiani in quelle valli.

Un atto d’amore verso tante vittime innocenti che ancora attendono giustizia, nel nome della pacificazione nazionale, dell’amor di Patria, della fine dell’odio di parte.

Claudio Cantelmo – Roma