È stato presentato ad Anzio, presso la romantica cornice di Villa Rugantino, il volume La mia Avanguardia di Adriano Tilgher, che ricostruisce la storia di uno dei più importanti movimenti nazional-rivoluzionari italiani.
L’evento, organizzato da Maurizio Brugiatelli, è stato introdotto al numeroso pubblico intervenuto dal Dott. Pietro Cappellari, ricercatore storico e Direttore de “L’Ultima Crociata”.

Tilgher ha ricostruito nei dettagli la nascita di Avanguardia Nazionale nel 1970, dopo che la precedente organizzazione, nota come Avanguardia Nazionale Giovanile di Stefano Delle Chiaie, si era autosciolta.
L’attivistica presenza dei cosiddetti “fascisti rivoluzionari” nelle contestazioni giovanili del 1968 – con la fondamentale partecipazione in prima linea ai famosi scontri di Valle Giulia – e l’occupazione della Facoltà di Giurisprudenza alla Sapienza, portò alla necessità della fondazione di una nuova formazione politica che, lontana dalle beghe elettorali e dai moderatismi di facciata, si ponesse chiaramente al di là della destra e ben oltre la sinistra, facendo della sintesi dei valori nazionali e della giustizia sociale la meta dei propri obiettivi politici.
Da qui esperienze che hanno segnato la storia d’Italia come la rivolta di Reggio Calabria e il cosiddetto “Golpe Borghese”, che videro i militanti di Avanguardia Nazionale in prima linea. Per alcuni anni i ragazzi di AN riuscirono a respingere l’offensiva comunista nelle piazze, mettendo in rotta sia i servizi d’ordine del PCI, sia le formazioni extra-parlamentari della sinistra che, proprio in quegli anni, si stavano armando per dare inizio alla tragica stagione della lotta armata.
La linea rivoluzionaria di Avanguardia Nazionale e la sua attivistica presenza nelle strade, verrà ben presto “attenzionata” dalle Forze dell’ordine e, soprattutto, dalla stampa antifascista. Una serie impressionante di accuse cominciarono a piovere contro AN, per i più svariati crimini, ovviamente mai commessi. Il precipitare della situazione portò, quindi, alla necessità di sciogliere nuovamente la formazione. Ciò, però, non fermò l’Autorità giudiziaria che, nel 1975, trovò il modo di arrestare ben 72 dirigenti del movimento, per poi condannarli per ricostituzione del Partito Fascista. Un reato di opinione.
Scipione di Torrealta
