LETTERA APERTA A IVO IANNOZZI

E, per conoscenza, all’Ordine dei Giornalisti

Leonessa, 16 Agosto 2019

Ivo,
evito una ipocrita scrittura formale, visto che sono molti anni che ci conosciamo e il nostro rapporto è sempre stato contrassegnato da correttezza e, almeno credevo fino a qualche ora fa, da stima reciproca.
Non è mio stile affidare delle precisazioni alla penna, avendo sempre preferito rivolgermi al mio interlocutore guardandolo negli occhi, ma essendo impegnato in una vacanza studio sull’Appennino, altro non posso fare, rimandando al mio ritorno più esaustive spiegazioni.
Un amico comune mi segnala un trafiletto comparso su “Il Granchio”, in cui un piccato quanto anonimo articolista si sdegna delle dichiarazioni lusinghiere che il Vicesindaco di Nettuno ha avuto nei miei confronti, evocando l’ondata di isteria fasciofoba che colpì Nettuno nel Gennaio scorso. Isteria della quale ebbi delle sommarie informazioni essendo in quei giorni in Umbria per una ricerca e non essendo lettore di giornali locali (non mi interessano le partite scapoli-ammogliati ne le recite dell’asilo) come ben lontano dai social (dove si agitano diversi psicotoci).
Rimango sempre colpito dalla supponenza di coloro che si arrogano il diritto di decidere chi può parlare e chi no, chi può partecipare ad un evento pubblico e chi no, ammantandosi di democrazia e vivendo come illiberali nel rancore della loro solitudine. Ma ancor più sorpreso rimango nel constatare l’utilizzo di una foto e di una battuta goliardica per scatenare una inconsistente polemica politica, una foto – e tu lo sai benissimo visto che quel giorno tu c’eri! – pubblicata sul profilo di tale Primo Arcovazzi, ossia un profilo goliardico di Ugo Tognazzi, insieme a tante altre di cui nessuno ha mai saputo nulla, non potendo essere utilizzate per la campagna d’odio politico in atto. Ti ricordi la foto con l’atleta afro-americano con tanto di stella di David al collo in cui eravamo allegramente abbracciati, in quella che era una semplice carnevalata? No certamente. Sono sicuro che saresti sceso in campo in difesa della realtà dei fatti. Invece no. In quella festa di carnevale è stato commesso un affronto!
Ma ancor più perplesso mi lascia il linciaggiaggio cui é stata sottoposta una delle più brave ed oneste dirigenti che il Comune di Nettuno abbia mai avuto: la Dott.ssa Di Fede. È stata utilizzata una foto di carnevale isolata dal contesto per linciarla, nonostante io non avessi avuto mai rapporti con lei, ne con l’Università civica… visto che – come avreste dovuto sapere – io scrissi solo al Commissario e mai ad altri enti o dirigenti.
Ivo! In base alla deontologia che ogni giornalista iscritto all’Ordine – cui inviamo questa lettera – sai dirmi dove inizia la libera espressione di un cronista e dove inizia lo sciacallaggio?
Eppure i cari amici avrebbero dovuto sapere che la polemica non riguardava la foto di carnevale… Ma forse la spartizione dei fondi pubblici? Forse la lotta interna a un partito?
Si è trovato il pretesto per infamare una onestà dirigente il cui unico “errore” è quello – oltre ad essere la migliore – di non stare al soldo dei partiti. Ovvio che un dirigente non ricattabile ed indipendente deve essere fatto fuori. Slealmente. Visto che nessuno riesce a sconfiggerla in un regolare concorso pubblico.
“No. No. Solo giusta indignazione per un atto di lesa maestà!”.
É crollato il muro di Berlino cari anonimi redattori. Se un tempo gente come me sarebbe stata messa a tacere dai compagni di Sofri e Battisti, oggi non è più così. Comprendo la rabbia e la disperazione, ma la fasciofobia è roba da psicologi non certo da ricercatori storici.
Difendo la libertà di espressione e di ricerca e sarei felice se qualcuno iniziasse un civile confronto sui crimini della seconda guerra mondiale, sulla RSI, sul Risorgimento, sulle Crociate, ecc.
Per questo invito tutta la redazione – e te Ivo – ad un confronto pubblico sulla storia della nostra città. In nome della libertà, della conoscenza, in difesa degli articoli 3 e 21 della Costituzione che qualche “anonimo” usa ad intermittenza come i led di un albero di Natale in tilt.

Penso ad un convegno di studi storici dove si potrebbero esibire i documenti che contrastano le mie tesi. Quel giorno vi ringrazieró perché io sono defelicianamente revisionista, in primis verso me stesso. Ma se mancassero questi documenti, si correrebbe il rischio di fare la figura del Tribunale dell’Inquisizione giudicante Galilei. Ma a differenza di Galilei io non sono disposto a ritrattare su nulla. Sia chiaro.
Non mi illudo sulla risposta. Del resto chi non conosce la parola “foiba” – ti ricordi Ivo? – chi per anni ha dimenticato l’esistenza del Campo della Memoria, forse di storia mastica poco, preferendo un ben più confortante schieramento ideoligico di parte. Ma i contribuiti non sono pubblici? Ossia di tutti gli Italiani? Anche di quelli che si “proscrive” e si vorrebbe mettere al bando? (Con scarsi risultati visto lo schiaffone morale vibrato dal Vicesindaco di Nettuno).
Aspetto quindi. Anche se conosco la coraggiosa risposta. Ma allora, oltre a guardarvi negli occhi, potrò guardarvi anche dall’alto verso il basso. In piedi sulle macerie del muro di Berlino.
Un abbraccio.

Pietro Cappellari